Ormai tutti sanno che cosa è l’empatia; è diventata una parola di uso comune, che è ripetuta spesso ed è presente nei mezzi di comunicazione; si può affermare che esprime il “buonismo” italiano. Mi rendo conto che la mia affermazione è provocatoria, ma vorrei chiarire nel corso di questo scritto perché lo è. Si tratta, in realtà, di una parola “nuova”, coniata artificialmente, che ha una precisa data di nascita, ma prima di parlare della sua nascita e della sua diffusione, è opportuno tornare indietro e fare un’incursione nella cultura tedesca della seconda metà dell’Ottocento per esaminare il termine Einfühlung.
Ci si può domandare che cosa abbia a che fare la lingua tedesca con una parola italiana tanto usata ed è proprio questo che dobbiamo scoprire; infatti, ad esempio, nel linguaggio filosofico-fenomenologico “empatia” traduce proprio quel termine. Allora, per comprendere ciò, è bene fare una breve ricognizione sulla genesi del termine Einfühlung nella lingua tedesca colta. Si legge nell’Enciclopedia Treccani, che è considerata “affidabile”, la seguente traduzione e definizione del termine Einfühlung: «Concetto, solitamente reso con “empatia” o “simpatia simbolica” (la traduzione è “immedesimazione”) posto alla base della teoria estetica elaborata da R. Vischer, (Über das optische Formgefühl, 1873) e da T. Lipps (Ästhetik, 1903-1906), secondo la quale l’arte è l’immedesimarsi del sentimento delle forme naturali, a causa di una profonda consonanza o simpatia fra soggetto e oggetto». In realtà, il concetto è ancora più antico e risale all’età romantica, si trova in Herder e Novalis per indicare una forma intima di conoscenza, legata al sentire, fühlen; infatti, il padre di Robert Vischer, Friedrich Theodor Vischer aveva già introdotto il termine Einfühlung proprio in età romantica. La svolta, che consente un uso diverso del vocabolo, è operata da Theodor Lipps, il quale lo estende dall’estetica, come dottrina dell’arte, alla psicologia ed è in questo modo che, attraverso la psicologia, entra nella filosofia, in particolare nella fenomenologia. Le opere di Lipps: Leitfaden der Psychologie (1903) e Psychologische Untersuchungen (1907), mostrano come la psicologia per lui sia un’analisi dell’esperienza interiore e, perciò, possa coincidere con la filosofia. In questa direzione egli esamina anche l’atto dell’Einfühlung, che è un atto primario per lui simile ad un istinto.

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